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Home » Case editrici » DUE FALSE PERCEZIONI SUGLI EDITORI
domenica, 30 Lug 2023

DUE FALSE PERCEZIONI SUGLI EDITORI

Post by on Case editrici, editoria 743 0

Sui gruppi dedicati alla scrittura, emergono spesso quelli le che sono desunzioni o aspettative irrealistiche circolanti fra gli scrittori alle prime esperienze.

Ultimamente, in un post, ne ho lette due.

 

La prima era un doglianza sul fatto che l’editore tratterrebbe per sé quasi tutto il guadagno, al netto della esigua percentuale di royalty riconosciute agli autori e della percentuale riconosciuta ai librai.

Le cose stanno molto diversamente.

Anzitutto, un minimo di 60% va via fra distributore e libreria.

Detratta la royalty dell’autore, che per semplicità calcoliamo al 10% (per quanto riguarda ciò che accade nel settore riguardo al computo delle royalty, ho già detto nell’articolo La giusta royalty, che spero chiarisca un po’ le idee agli esordienti), va ancora sottratto il costo di carta, inchiostro, stampa, magazzino, logistica, tasse, spese vive tipo affitto, internet, elettricità e telefono, oltre ai costi dei collaboratori, se ne ha.

 

La realtà è quindi che l’editore ha un guadagno risibile e anzi, non pochi sono costantemente in perdita, reggendosi solo sul flusso di cassa rappresentato dai nuovi titoli (una delle molte ragioni della sovraofferta di titoli degli ultimi anni). E basta un minimo imprevisto, anche solo una causa in tribunale, per rischiare di farlo chiudere.

Dal punto di vista della corretta gestione aziendale, è un modello sostenibile? No, ma comunque è la realtà di moltissimi editori italiani. E questo spiega anche la morìa di case editrici entro cinque anni, o a volte anche meno, dalla loro apertura. Anche se l’editore, per sostenere la propria casa editrice, ha un altro lavoro come lavoro primario (e anche questa è una situazione molto diffusa).

Se poi consideriamo che un piccolo o un medio editore ha meno visibilità di un grosso e anche meno possibilità di accedere ad autori bestselleristi (specialmente stranieri), vende in proporzione anche meno del concorrente big.

 

Un’altra questione che è emersa era un’aspettativa di ricevere una formazione in ambito di marketing librario dall’editore. Premesso che formare sul marketing è un compito serio, demandabile a chi si occupa di marketing, e non a un editore (che spessissimo di marketing non sa nemmeno le basi), nulla ostacola l’autore a formarsi da sé. Ci sono innumerevoli libri e corsi, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Anzi, un autore intraprendente, collaborativo, proponente e autopromuovente è il sogno di qualsiasi CE.

In realtà però, di autori di questo tipo ce ne sono pochissimi. Parlando con gli editori, emerge che la maggior parte degli scrittori si accontenta di arrivare alla pubblicazione, per poi passare a scrivere il libro successivo senza curarsi di quello già pubblicato. Non posta sui social, non cerca occasioni per parlare in pubblico del proprio libro e addirittura, peccato mortale, non dispone nemmeno di un proprio sito. Al massimo apre una pagina su Facebook, senza peraltro aggiornarla, lasciando quindi le sorti della propria Opera agli ondeggiamenti ciclotimici di Zuckerberg, che fa quello che gli pare e ti chiude da un momento all’altro, senza darti spiegazioni.

 

Allora, agli autori che stanno leggendo, vorrei caldeggiare proprio, anzitutto,l’apertura di un sito. Per quanto riguarda gli accorgimenti legali sui contenuti, anche in questo caso ho scritto l’articolo chiarificatoreIl tuo sito è a norma di legge?”, oltre a un articolo con consigli su come strutturarlo.

 

Foto:Pixabay/Geralt

 

 

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