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Home » Case editrici » LA ‘GIUSTA’ ROYALTY
venerdì, 20 Gen 2017

LA ‘GIUSTA’ ROYALTY

Post by on Case editrici, diritto d'autore 7716 2

Parlo spesso con autori che si dichiarano confusi in merito a quali possano considerarsi delle ‘giuste’ royalty in un contratto di edizione.

Premesso che il giusto è soggettivo, perché dipende anche dal tipo di opera e di editore, ho pensato che la cosa migliore per fornire dei parametri di riferimento fosse ricapitolare quello che accade nella grande maggioranza dei casi e quello che costituisce l’eccezione, sia nel bene che ne male, secondo quello che ho potuto visionare nella mia pratica quotidiana.

LIBRO CARTACEO

La quota minima che ho visto riconoscere è il 4%, anche se è piuttosto rara.

Ho visto parecchi contratti tarati sul 5%, ma direi che la maggioranza oscilla fra il 6 e l’8%. Chi riconosce un 6% di base adotta spesso un meccanismo ‘premiale’ per cui tale è la percentuale riconosciuta sino a tot copie (tenete presente che il ‘tot’ è un numero variabile a seconda della tiratura di ciascuna opera ed è chiaro che un piccolo editore calcolerà la progressione nell’ordine delle centinaia di copie, mentre un grosso nell’ordine delle migliaia); dopodiché si passa al riconoscimento di un 7%, di nuovo fino a un tot di copie vendute. Infine, da lì in poi, si applica una percentuale dell’8. Molti di quelli che adottano tale sistema sono tuttavia disponibili a un’alternativa forfettaria, per cui l’autore può accordarsi su un 7% da subito, ma che poi resterà fisso indipendentemente dalle copie vendute. Il mio consiglio, nel caso, è di adottare proprio questa cifra media piuttosto che il meccanismo premiale, a meno che non siate convintissimi di vendere sfracelli.

Più raramente, ma non così raramente, ho visto riconoscere percentuali del 10%, anche da piccoli editori.

In qualche caso ho visionato un contratto che riconosceva, anche agli esordienti, un 20% ma qui siamo proprio nella casistica della cosiddetta ‘mucca viola’ (non nel senso della Milka ma di Seth Godin).

EBOOK

Qui il range va da un minimo del 15%, piuttosto raro, a un massimo di 50%, rarissimissimo.

La stragrande maggioranza si attesta fra il 20 e il 25%, anche se non è raro il 30%.

Il mio consiglio è di non accettare nulla sotto il 25, a meno che entrino in gioco altre considerazioni soggettive e dunque variabili da caso a caso e da opera a opera, in nome delle quali valga la pena sacrificare qualche punto percentuale a fronte di altri tipi di benefici.

Questo per quanto riguarda i diritti di pubblicazione. Per quanto concerne gli altri diritti, (es. traduzione, trasposizione cinematografica, trasposizione teatrale etc), si oscilla fra il 40 e il 50%. Ho visto qualche caso sotto il 40, ma si tratta di eccezione che peraltro sconsiglio di accettare.

Un cenno a parte riguarda poi i diritti di merchandise: qui si oscilla fra un minimo del 5% a un massimo del 50%, con una media del 10%.

Foto credit. Jami/Pixabay

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