EDITORIA E LEGGE
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sabato, 19 Giu 2021
LE ‘GUERRE STELLARI’ DEGLI AUTORI CONTRO I COLOSSI DEL CINEMA
Associazioni, Cinema 1795 0
Non presentare i rendiconti e/o non pagare le royalty è un malcostume diffuso, non solo in Italia, e non solo nel mondo dei libri, ma anche in quello della musica. Ogni anno, nel mio piccolo, lo verifico direttamente trattando parecchie vertenze di questo tipo.
La vergognosa abitudine diventa però ancora più vergognosa nel momento in cui, a praticarla, sono addirittura i più grossi nomi del mondo del cinema.
Lo scandalo è scoppiato in America alcuni mesi fa, quando Alan Dean Foster, co-autore delle novelizzazioni della prima trilogia di Guerre Stellari ha deciso di rendere pubblica la propria vicenda con la Disney, sfidando l’accordo di riservatezza siglato con quest’ultima.
Il coraggioso gesto ha spronato altri autori a farsi avanti e così sono emersi molti altri casi analoghi.
Gli autori si sono così riuniti in una task force che fa capo al sito www.writersmustbepaid.org. E a cui, man mano, si sono unite anche la International Association of Media Tie-In Writers (IAMTW), l’International Thriller Writers e Mystery Writers of America, oltre ad autori come Neil Gaiman, Tess Gerritsen, Mary Robinette Kowal, e Chuck Wendig.
In esso, si legge una lista (non ancora completa) che risulterebbe verificata alla luce delle segnalazioni dei singoli autori non pagati e che lascia di stucco, perché si tratta di una grossa parte del gotha cinematografico americano (fra parentesi, vengono indicati alcuni dei film prodotti, onde far comprendere anche all’ ‘uomo della strada’ di che caratura stiamo parlando):
- LucasFilm (Star Wars, Indiana Jones, etc.)
- Boom! Comics (l’Ammazzavampiri, etc.)
- Dark Horse Comics (Licensed comics including Buffy l’Ammazzavampiri etc.)
- 20th Century Fox (l’Ammazzavampiri, Alien, etc.)
- Marvel WorldWide (SpiderMan, Predator)
- Disney Worldwide Publishing (Buffy, Angel)
In homepage, è anche possibile vedere la registrazione della conferenza online che la task force ha organizzato lo scorso novembre, con la partecipazione dello stesso Alan Dean Foster, il quale spiega come la Disney abbia cercato di farsi scudo dell’accordo di riservatezza – fra l’altro atipicamente fatto firmare PRIMA di concludere il contratto – per evitare che la vertenza fosse resa pubblica.
La sfrontatezza delle risposte che la task force riferisce di aver ricevuto dalla Disney alle legittime istanze degli autori lascia allibiti.
In primo luogo dallo stretto punto di vista legale, ma in secondo luogo anche considerando che la Disney è la casa dei buoni sentimenti e dei difensori dei diritti dei deboli per eccellenza e dunque, quantomeno per una questione di coerenza di immagine, se le contestazioni sono fondate dovrebbe dare l’esempio di etica professionale, anziché sfruttare in questo modo il lavoro degli autori e svilire la loro persona. Per non parlare di George Lucas, che ha iniziato a costruire il suo impero proprio partendo come autore!
Nel frattempo, Alan Dean Foster, così come i suoi colleghi Donald F. Glut e James Khan, hanno risolto la vertenza agendo tramite avvocati, mentre la task force ha predisposto un modulo di segnalazione, rinvenibile al link https://airtable.com/shrE1hJbqMHsjP9Ll, per far emergere altri casi.
La vicenda ha catturato l’attenzione di alcune testate americane, ma rispetto alla clamorosità dei nomi coinvolti avrebbe dovuto, a mio avviso, avere molto più risalto, il che fa sospettare che anche in USA l’indipendenza della stampa non goda di miglior salute della nostra (dove la notizia è passata praticamente sotto silenzio).
Quale insegnamento possono trarre dunque gli autori italiani che riescono ad approdare al cinema?
Anzitutto che non solo è indispensabile fare verificare, prima di firmare, i contratti di opzione e di licenza dei diritti, per evitare possibile ‘clausole capestro’, ma anche di non lasciar mai correre su eventuali inadempimenti di controparte. E che, se l’agente dell’autore non provvede ad attivarsi come sarebbe suo dovere (e anche suo interesse), è necessario provvedere a tutelarsi in proprio. Infatti, come giustamente è stato osservato nella conferenza online, “un contratto è un contratto”. E dunque, anche se ti chiami Disney, non sei al disopra della legge e, pertanto, essa proteggerà l’autore che non voglia sottostare a questo generalizzato e vergognoso atteggiamento da parte dei colossi cinematografici.