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Home » Case editrici » IL DECALOGO DELLO SCRITTORE
giovedì, 20 Set 2018

IL DECALOGO DELLO SCRITTORE

Post by on Case editrici, diritto d'autore, editoria, Libri, Plagio, privacy 3257 0

Quelle che seguono sono 10 linee guida che consiglio di tener presente quando ci si accinge a scegliere un editore e a valutarne il contratto.

PRIMA REGOLA:

MAI PUBBLICARE A PAGAMENTO

Non mi stancherò mai di ripeterlo: pubblicare a pagamento non ha senso. Ci sono molti motivi per cui il vostro manoscritto viene rigettato e non tutti risiedono nel fatto che sia un cattivo manoscritto. Ad esempio, il rifiuto potrebbe essere dettato da tempi editoriali non propizi, similarità con altri volumi già in collana, o perfino l’incapacità dell’editore di comprendere il senso del libro proposto (quest’ultimo caso è particolarmente frequente nel settore saggistico). In tal caso, se la perseveranza nella ricerca della casa editrice adatta viene meno, è sempre meglio ripiegare sull’autopubblicazione (che però andrà curata facendo un investimento in figure che possano valorizzarla al meglio, quali un editor e un addetto stampa) piuttosto che regalare l’Opera a un editore a pagamento. Ho già spiegato dettagliatamente le ragioni in questo articolo, al quale vi rimando per non ripetermi in questa sede.

SECONDA REGOLA:

TENTARE SEMPRE DI NEGOZIARE LE CLAUSOLE CONTRATTUALI

Spesso l’autore , specie se alle prime armi, è intimidito dal fatto di essere uno sconosciuto senza alcun potere contrattuale e quindi teme che avanzare richieste non sia un proprio diritto.

A ciò si aggiunga il fatto di sentirsi lusingato dal fatto che un editore lo stia considerando, per cui stare a contrattare vie percepito come una sorta di ingratitudine o di maleducazione.

Sia chiaro allora un concetto: se un editore ha espresso interesse a pubblicare una vostra Opera e a investire su di essa non è perché vi vuole fare un favore ma perché vede nell’Opera le potenzialità qualitative ed economiche che cercava. Questo non vuol dire che dobbiate comportarvi da arroganti e diventare l’incubo degli editori come descritto in questo post, ma neppure vuol dire accettare passivamente tutto ciò che l’editore propone.

Moltissimi autori, quindi, accettano passivamente il contratto che gli viene offerto, senza discutere le clausole particolarmente onerose. Vero è che. per un autore, non è sempre facile riconoscerle per via del contenuto prettamente tecnico; tuttavia, alcune sono così macroscopicamente inique che basta un po’ logica per capirlo.

Il consiglio ideale qui è di chiedere sempre a un legale specializzato di visionare il contratto indicandovi tutte le criticità. All’uopo, potrete sempre domandargli un preventivo senza impegno per vedere se il servizio è alla vostra portata. Qualora non lo fosse, l’invito è comunque a negoziare sempre le clausole che vi appaiono già manifestamente inique. Nel peggiore dei casi, l’editore insisterà per mantenerle e dovrete decidere quindi se ciò vale la pubblicazione. Tuttavia, la maggior parte delle volte, troverete editori ragionevoli disponibili al compromesso, solo che se non ci provate, non lo saprete mai.

Rinunciare quindi almeno a un tentativo significa perdere in partenza.

TERZA REGOLA:

CONOSCERE LE ROYALTY APPLICATE IN MEDIA NEI CONTRATTI DI EDIZIONE

Per aiutarvi in questo compito, ho riepilogato le quotazioni più diffuse in questo articolo, cui vi rimando senza ripetermi in questa sede.

Le royalty vanno pagate dalla copia 1, mi raccomando. o ‘scandalo’ nel far scattare la royalty da un certo numero di copie in poi ritengo sia intuitivo: se il contratto di edizione prevede, così come prevede, che l’editore si obblighi alla pubblicazione coi propri mezzi, non corrispondere subito le royalty significherebbe, in pratica, cercare di rientrare nei costi a scapito della fette che tocca all’autore per la parte di lavoro che ha svolto e, solo dopo, distribuire il ricavo. Ma come l’autore non deve essere il bancomat dell’editoria a pagamento, nemmeno deve esserlo, per altri escamotage, il bancomat dell’editoria normale. Fare l’editore è un mestieraccio, i soldi sono pochi e gli anticipi spese da sostenere tanti, nessuno lo nega. Ma nessuno obbliga nessuno a fare l’editore, è una scelta e se la si fa si dovrebbero osservare i rispettivi obblighi 😉

Attenzione anche a questo trabocchetto, a meno che non siate autori in grado di organizzare molte presentazioni, l’unico caso in cui può interessarvi un ‘cambio merce’.

QUARTA REGOLA:

EVITARE LA CLAUSOLA DI OPZIONE

In questo articolo ho invece spiegato la differenza fra clausola di prelazione e di opzione. Vi consiglio di leggerlo attentamente. L’ideale sarebbe evitare di avere l’una o l’altra nel contratto (alcuni le prevedono addirittura entrambe!). Tuttavia, se proprio non fosse possibile, usate almeno la prelazione come merce di compromesso per evitare l’opzione, che vi lega le mani più saldamente rispetto alla prelazione.

QUINTA REGOLA:

ACCERTARSI CHE SI TRATTI DI CONTRATTO DI EDIZIONE

Accade spesso che un autore sia convinto di aver firmato un contratto di edizione, mentre invece ha firmato un contratto in cui ha ceduto per sempre i propri diritti di sfruttamento patrimoniale. Non è semplice tipizzare le differenze a causa della varietà degli accordi possibili. Tuttavia, se non vedete un termine nel contratto e non vedete royalty, mettetevi in allarme e chiedete il consiglio di un legale per capire in quale tipo di contratto state entrando.

SESTA REGOLA:

CEDERE SOLO I DIRITTI CHE L’EDITORE È REALISTICAMENTE IN GRADO DI SFRUTTARE

Purtroppo, la maggior parte degli autori concede lo sfruttamento di qualsiasi diritto gli venga richiesto nel contratto di edizione, senza soffermarsi a pensare a ciò che sta facendo. Invece, bisognerebbe domandarsi anzitutto se la struttura della casa editrice è effettivamente in grado di mettere a frutto tutti i diritti che richiede. Si pensi per esempio a un editore che non abbia in catalogo Opere tradotte all’estero o non abbia un catalogo ebook, oppure che non abbia contatti con case cinematografiche alle quali proporre sceneggiature tratte dalle Opera in catalogo. Che senso ha cedergli dunque i diritti di sfruttamento su questi format? Anche se si tratta di diritti che non è facile piazzare autonomamente, la loro cessione a un editore che non sia comunque in grado di sfruttarli equivarrebbe a un inutile congelamento degli stessi. Meglio allora lasciarli liberi, anche a rischio di non farci nulla. Non si può mai sapere se all’autore si presenterà comunque una buona occasione. Oppure, l’autore potrà fattivamente adoperarsi per cercare di venderli a un editore che magari pubblichi unicamente ebook, a un editore estero frequentando le fiere di settore o, nel caso del cinema, rivolgendosi a un agente. Tutte cose impossibili se tali diritti sono stati trasferiti all’editore primario o quantomeno possibili solo, se l’editore concede autonomia di azione all’autore in questo senso, a patto di dividere i guadagni.

SETTIMA REGOLA:

EVITARE LA DURATA MASSIMA DEL CONTRATTO DI EDIZIONE

Il termine massimo per la durata di un contratto di edizione è 20 anni. Si tratta di un tempo infinito, a maggior ragione considerando i tempi frenetici dell’editoria odierna. Ora, è vero che ci sono casi in cui, nonostante sia prevista questa durata, l’autore può legittimamente tornare in possesso dei diritti prima della scadenza pattuita, tuttavia meglio non affidarsi alla speranza di veder verificarsi tali casi, meglio portarsi un po’ avanti rinegoziando il termine prima di firmare, come minimo dimezzandolo.

L’ideale sarebbero comunque 5 o 6 anni, perché in quest’arco di tempo un titolo ha tutto il tempo di esaurire il proprio ciclo vitale. Nulla impedirà poi, se le Parti lo vorranno, di rinnovare successivamente il contratto per analogo termine.

OTTAVA REGOLA:

SPECIFICARE LE TIRATURE NEL CONTRATTO

Ci sono due tipi di contratto di edizione, il più diffuso è quello di edizione a termine, per il quale la legge impone di specificare la tiratura minima pena nullità, Sono moltissime le case editrici all’oscuro di questo dettaglio, perciò fate attenzione quando vie viene sottoposto un contratto che ne è privo.

Oltretutto, l’indicazione della tiratura minima vi dà anche un’idea delle reali dimensione dell’editore e della misura della suo impegno a investire sul vostro titolo.

NONA REGOLA:

SPECIFICARE QUANTO PIU’ DETTAGLIATAMENTE POSSIBILE IL CONCETTO DI ‘OPERA CONCORRENTE’

Una delle questioni spesso controverse riguarda l’individuazione di ciò che può consistere o meno in ‘Opera concorrente’. Solitamente la clausola è molto generica ed è di tutta utilità per l’autore cercare di dettagliarla. Facciamo qualche esempio: è chiaro e giusto che nessun editore voglia consentire all’autore di pubblicare altrove un romanzo che ricalchi la concezione generale dell’Opera già pubblicata con gli stessi personaggi e la stessa ambientazione; oppure, se si tratta di un saggio, un’Opera che tratti un medesimo argomento dalla medesima angolazione del saggio già pubblicato. E’ infatti intuitivo che queste sarebbero Opere-fotocopia di quelle già edite. Tuttavia, è importante che l’autore possa, sul versante romanzesco, pubblicare altrove un’Opera che tratti le medesime tematiche o un saggio che svolga il medesimo argomento da un’angolazione differente e su questo è bene essere chiari per evitare futuri malintesi. Cercate quindi di trovare, do concerto con l’editore, una formula che vi permetta di ‘aprirvi qualche finestra’ in questo senso, per così dire.

DECIMA REGOLA:

NON SEMPRE IL GROSSO EDITORE E’ MIGLIORE DEL PICCOLO

Il grosso editore rappresenta sempre il traguardo ideale per un autore, ma davvero approdare a un colosso è sempre così desiderabile? Lo è se questo ha deciso di puntare sul vostro libro. In tal caso ci sarà un battage pubblicitario e ci saranno pile di libri in cui inciampare nelle grosse catene librarie. Altrimenti, non si rappresenterà che un numero in una scuderia immensa, in cui fra l’altro le dimensioni rischieranno di soffocare i vostri sforzi promozionali perché, prima di spostare un foglio, è necessario passare da svariate figure aziendali che non hanno il vostro libro come priorità. Conosco personalmente autori che hanno firmato con grosse case e che si sono visti costretti a cancellare eventi già programmati perché l’editore non era stato in grado di svincolare in tempo le autorizzazioni a distribuire il volume in loco.

Piuttosto che essere, quindi, uno dei tanti in una grande scuderia, personalmente ritengo sia preferibile trovarsi un piccolo (o medio) editore, a patto che abbia una buona distribuzione nazionale e l’attitudine a lavorare in concerto con l’autore, aprendosi a discutere e a vagliare la fattibilità di qualsiasi suggerimento o iniziativa da parte di quest’ultimo.

Foto credit: Gerd Altmann/Pixabay

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