EDITORIA E LEGGE
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lunedì, 29 Gen 2018
IL DILEMMA EAP VISTO DAGLI ILLUSTRATORI
editoria, Illustrazione, Libri 1995 0
Ritengo che un autore non dovrebbe associare il proprio nome a una EAP, per i motivi che illustrato qui, ma un illustratore dovrebbe avere lo stesso scrupolo? L’unica ripercussione, per lui, potrebbe essere unicamente quella di ‘macchiarsi’ il curriculum, ma siamo sicuri che, a livello di percezione oggettiva, intesa come quella di un futuro committente, autore o editore, una collaborazione pregressa con un EAP o con un autore EAP sminuisca di riflesso la qualità del lavoro di un illustratore? Trattandosi di lavoro comunque espressamente richiesto e commissionato – a differenza del testo dell’autore – di primo acchito mi verrebbe da dire di no e non ho mai sentito autori o editori dirmi “non voglio quell’illustratore perché ha lavorato con le EAP”. Tuttavia, qualche tempo fa, ho voluto sentire l’opinione dei diretti interessati che frequentano il gruppo FB dell’Associazione Autori di Immagini e direi che sono emersi spunti interessanti che vale la pena di esaminare.
La prima obiezione che ho ricevuto era basata sul fatto che, siccome solitamente le EAP lavorano in maniera approssimativa (per la circostanza che il loro cliente non è il lettore ma l’autore, perché è su questo che fanno il proprio introito maggiore) , associare il proprio lavoro a gente di scarsa professionalità si ripercuote comunque sul valore del proprio nome. Non nella stessa misura che coinvolge l’autore di un EAP, ma in ogni caso sarebbe situazione da evitare. Inoltre, come una collaborazione con un EAP non fa curriculum valido per l’autore, neanche per l’illustratore lo farebbe, proprio perché a monte vi sarebbe gente senza le competenze adatte per fare una scelta oculata.
Ma la mia contro-obiezione è: oggettivamente, presentando un portfolio omettendo il committente, siamo sicuri che il disegno, se è comunque tecnicamente valido, non faccia curriculum? Se un illustratore è bravo si deduce da elementi oggettivi che balzano subito all’occhio, a volte finanche a un profano (laddove una valutazione della effettiva qualità di un testo richiederebbe invece tempo per leggerlo).
La replica è stata che, se non ha conoscenze specifiche, l’autore EAP committente diretto o l’editore no EAP baserà la valutazione solo sul proprio gusto soggettivo e quindi non è un filtro che valga alcunché, proprio per la sua mancanza di oggettività. Ne consegue inoltre che la mancanza di un feedback qualificato non aiuta nemmeno l’illustratore, specie se giovane e alle prime esperienze, a crescere.
Mentre concordo sul fatto che il feedback non qualificato non aiuti la crescita artistica, esprimo però il dubbio se anche gli editori no EAP abbiano comunque competenze tecniche per valutare le illustrazioni secondo il valore artistico… Se al loro interno non c’è una figura specifica, e di solito nella piccola editoria non c’è per una questione di costi, eppure la piccola editoria è il parco clienti maggiore per un giovane alle prime esperienze illustrative, la mia impressione è che si basino più sullo stile che pare andare per la maggiore in un dato momento e in relazione a quanto esso rispecchi il contenuto del libro.
Da ultimo mi è stato fatto rilevare che un testo EAP, avendo raramente qualità che lo rendono effettivamente degno di pubblicazione, non sarebbe una fonte ispirativa in grado di generare un buon lavoro di illustrazione.
Onestamente questo è il rilievo che mi convince di meno, poiché penso che uno possa essere un ottimo illustratore che riesce a tirare fuori da un pessimo testo tutte le potenzialità. Un illustratore non ha bisogno che il testo sia espresso come buon editing impone, gli basta capire i concetti sottesi alla storia e, a meno che l’autore abbia pestato i tasti a caso, può farlo anche se quest’ultimo si esprime con pensierini da terza elementare. Peraltro, conosco illustratori con un certo nome che non disdegnano di lavorare per autori non solo privi di competenze in illustrazione, ma anche di autori esordienti che mirano al self publishing, se il testo li convince. E il self publishing, quanto a qualità del testo, offre le stesse ‘non-garanzie’ di un EAP.
E voi che ne pensate? Siete un illustratore? Siete un piccolo editore? Se volete lasciare un commento per contribuire al dibattito, siete i benvenuti.