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Home » diritto d'autore » A CHE PUNTO E’ L’ITALIA CON L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE?
venerdì, 10 Gen 2025

A CHE PUNTO E’ L’ITALIA CON L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE?

Post by on diritto d'autore, diritto informatico, intelligenza artificiale 91 0

Dopo l’entrata in vigore del Regolamento 1689/2024 UE sull’Intelligenza Artificiale, il governo italiano si è attivato per recepirlo, licenziando il disegno di legge 1146 nell’aprile 2024. Posto al vaglio della Commissione Europea, questa ha rilevato alcune criticità che andranno ora corrette, prima di ottenere un testo italiano definitivo.

Uno dei primi rilievi della Commissione riguarda la mancanza di un esplicito riferimento al regolamento europeo sull’IA nell’articolo 1 del disegno di legge italiano. Questa omissione, apparentemente marginale, potrebbe generare incertezze e difficoltà interpretative. La Commissione sottolinea con forza la necessità di ancorare la legge nazionale al quadro normativo europeo, garantendo così la piena comprensione e applicazione delle disposizioni.

Allo stesso modo, emerge la questione delle definizioni di “modelli di IA”. La Commissione europea ha riscontrato differenze tra le definizioni del disegno di legge italiano e quelle del regolamento europeo, e per garantire un linguaggio univoco e comprensibile, insiste sull’adozione delle definizioni già presenti nel regolamento europeo, evitando di introdurre repliche che potrebbero generare ambiguità.

Un punto particolarmente delicato riguarda la definizione di dati “critici”. Il disegno di legge italiano introduce tale concetto, ma la Commissione europea invita a limitarne l’ambito ai soli casi in cui siano in gioco interessi di sicurezza nazionale. Questo monito riflette la necessità di un approccio prudente e proporzionato nell’uso dei dati, evitando eccessive restrizioni che potrebbero ostacolare lo sviluppo e l’applicazione dell’IA.

Mi chiedo tuttavia se, su questo punto, non sia l’UE a peccare di superficialità e faciloneria  nel valutare gli impatti enormi dell’Intelligeza Artificiale, anziché essere il legislatore italiano a peccare di eccessiva prudenza, considerando anche il fatto che è sempre più facile allargare successivamente le maglie di una legge, piuttosto che dover correre a correggerla a ‘frittata’ avvenuta… L’UE, in questo appare perfettamente allineata con la nuova amministrazione americana, che sta premendo a tavoletta sull’acceleratore delle intelligenze artificiali e a me non pare affatto una buona notizia.

 

Settore Sanitario

Un’attenzione particolare è riservata all’uso dell’IA nel settore sanitario. La legge italiana prevede obblighi informativi dettagliati per gli operatori che utilizzano sistemi di IA, estendendoli ai vantaggi e alle modalità di decisione dell’IA. La Commissione europea, invece, richiama la necessità di limitare tali obblighi alla sola comunicazione dell’impiego dell’IA, senza entrare in dettagli eccessivi, per evitare di andare oltre le disposizioni del regolamento europeo.

 

IA e Professioni Intellettuali

Un altro punto cruciale è rappresentato dalle restrizioni all’uso dell’IA nelle professioni intellettuali. La Commissione europea invita a eliminare qualsiasi vincolo all’impiego di sistemi di IA non “ad alto rischio”, allineandosi con il regolamento europeo e favorendo l’innovazione senza porre limiti ingiustificati.

Similmente, per quanto riguarda l’utilizzo dell’IA in ambito giudiziario, la Commissione chiede di allineare la norma all’articolo 6 del regolamento UE, consentendo l’uso dell’IA anche in casi “ad alto rischio” se non c’è pericolo per la sicurezza o i diritti fondamentali. E questa è forse la raccomandazione che mi spaventa più di tutte, non solo per il margine di errore, ma per gli eventuali usi distopici a cui l’IA potrebbe prestarsi. E se non avessimo assistito alle deliranti, esecrabili, distopiche e incostituzionali restrizioni dei diritti dei cittadini nel periodo 2020-2022, qualcuno potrebbe anche bollare queste preoccupazioni come ‘fantascienza’, ma purtroppo abbiamo visto di cosa sono capaci l’UE e i singoli governi.

 

Ruolo delle Autorità Nazionali e le Sanzioni

La Commissione sottolinea l’importanza dell’indipendenza delle autorità nazionali competenti, evidenziando che esse devono possedere lo stesso livello di autonomia previsto dalla direttiva (UE) 2016/680 per le autorità preposte alla protezione dei dati. Questo requisito è fondamentale per garantire la trasparenza e l’imparzialità nell’applicazione delle norme sull’IA. La Commissione ricorda anche che la legge europea ha già delle norme sulle sanzioni per chi non rispetta il regolamento, quindi non è necessario aggiungerne di nuove in Italia.

 

Contenuti generati da IA

Un altro elemento di interesse riguarda l’identificabilità dei contenuti generati dall’IA. La legge italiana vorrebbe infatti introdurre un sistema di riconoscimento dei contenuti generati dall’IA, ma la Commissione osserva che questo aspetto è già coperto dal regolamento europeo, quindi non è necessario ripeterlo. Lo stesso vale per le piattaforme video e la tutela da contenuti falsi, anche questo un ambito  già regolato a livello europeo.

La Commissione europea, citando la giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea, ammonisce con forza gli Stati membri dal duplicare le disposizioni di un regolamento europeo nel diritto nazionale, sottolineando che la loro origine deve rimanere sempre chiara. Questo principio è fondamentale per evitare ambiguità e confusione, garantendo la corretta applicazione del diritto dell’Unione.

 

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