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Home » Case editrici » A PROPOSITO DI BRAND AUTORIALE
mercoledì, 25 Apr 2018

A PROPOSITO DI BRAND AUTORIALE

Post by on Case editrici, Libri 2513 0

Prendo spunto da un’osservazione raccolta in una discussione che aveva tutt’altro tema, per affrontare la questione del brand autoriale. Parlerò nello specifico di scrittori, ma le stesse considerazioni possono tranquillamente essere applicate ai musicisti.

 

L’osservazione è che un editore venderebbe autori, non libri, e quindi andrebbe ricercato solo l’editore che persegua tale scopo.

 

Io sono invece dell’opinione che sia esattamente il contrario e che non esista un editore che persegua tale obiettivo, se non, al limite, come obiettivo tangenziale, ma non certo primario. Anzitutto perché un autore può avere pubblicato più Opere sotto diversi editori (per una miriade di ragioni che non necessariamente presumono la rottura di rapporti con gli editori precedenti, a volte semplicemente un dato editore non ha una collana adatta alla nuova Opera di quell’autore) e ciascun editore si prodigherà a pubblicizzare quella su cui detiene di diritti, non certo l’autore in toto. E in secondo luogo perché quando un editore fa una valutazione, la fa su un inedito, non sulla persona di chi l’ha scritto, altrimenti nessuno pubblicherebbe esordienti e gli autori già famosi non si vedrebbero, talvolta, rifiutare un manoscritto.

 

L’editore dunque si occupa solo ed esclusivamente dei titoli che ha. Questo non vuol dire che, non tale attività, prescinda dalla figura dell’autore, che sicuramente è – quando già noto – un ulteriore mezzo di marketing. Ma è solo accessorio alla pubblicizzazione di quel dato titolo.

 

Al brand autoriale, invece, dovrebbe pensare l’autore stesso e questo è ciò che moltissimi esordienti o emergenti non riescono a comprendere (e talvolta anche gli autori famosi). Parlando con gli editori mi accorgo ogni giorno che questo atteggiamento è la regola, per cui l’autore è convinto che, una volta accettato ed editato il manoscritto, tutto il resto sia compito della casa editrice. Non, è così. L’autore deve, anzitutto, lavorare in sinergia con essa per far arrivare quel determinato libro il più lontano possibile, attivandosi quindi per avere una presenza in Rete (ritengo imprescindibile un sito e caldamente consigliabile un blog e una presenza social), per trovare sbocchi promozionali (interviste, recensioni, cross posting), per presenziare a eventi. Ma deve tenere sempre presente anche una prospettiva più ‘aerea’, perché mente per l’editore è importante il successo di quel dato titolo, per l’autore è importante che l’avanzamento di ogni titolo contribuisca all’avanzamento di tutti gli altri e nessuno di loro deve restare slegato dagli altri. Infatti, la loro somma costituisce, appunto, il cuore del suo brand e il trampolino di lancio per ‘tuffi’, di volta in volta, sempre più alti.

 

La ‘fedeltà’ editoriale, quindi, che comunque in editoria costituisce l’eccezione e non al regola, non va perseguita a ogni costo. Se ci si trova bene con uno stesso editore e questi si rivela adatto per tutta la propria produzione, tanto meglio, ma siccome è difficile avere una produzione così uniforme e comunque può accadere che arrivino successivamente editori capaci di offrire un trattamento contrattuale migliore e sarebbe folle rifiutarlo, questo non deve essere vissuto come un tradimento nei confronti dell’editore precedente. Proprio perché la storia di un titolo non può e non deve coincidere con quella della carriera dell’autore. L’essenziale è che si continui comunque a lavorare con l’editore precedente per continuare a promuovere il più a lungo possibile il titolo allocato presso di lui e che l’autore, a ogni pubblicazione sotto altri editori, sfrutti il nuovo titolo per continuare a veicolare tutti quelli già editi. Solo in questo modo dimostrerà coerenza e fedeltà a ciascun editore e farà, contemporaneamente, avanzare la percezione del proprio brand.

Brand che – non dimentichiamolo visto che siamo su un blog che parla di legge – va tutelato anche contrattualmente e contro aggressioni di terzi, per esempio impedendo mutilazioni dell’Opera e proteggendo tutti i propri diritti morali; non accettando pagamenti in copie autore, non accettando penali, difendendosi dai plagi etc.

 

In breve, l’autore dovrebbe considerare la pubblicazione non come un traguardo, ma come un singolo mattone (che è l’unico focus dell’editore), e non dovrebbe mai abbandonare lo sguardo sul progetto di casa (il brand, appunto) che ciascun mattone gli permetterà di realizzare e che gli fornirà la possibilità di conseguire, man mano, risultati sempre migliori e di sviluppare nuove opprtunità.

 

 

 

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