EDITORIA E LEGGE
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sabato, 28 Mar 2015
IMPRESSIONI SU BOOKPRIDE
editoria, Eventi di settore 2488 0
Se qualcuno non sapesse cos’è Bookpride, eccone una spiegazione sintetica e chiara dal sito ufficiale:
Book Pride è la prima fiera dell’editoria autofinanziata da chi la fa, un grande evento di promozione della cultura non omologata, che riunisce a Milano, per tre giorni, editori, autori, giornalisti, lavoratori della conoscenza, artisti…
L’iniziativa è lodevole, anche perché nel capoluogo lombardo mancava una rassegna di questo genere.
Quelle che seguono sono le mie impressioni, nel bene e nel male. Anche se il ‘male’ vuole essere inteso come semplice spunto per migliorie future e non come critica, perché ritengo che chiunque faccia qualcosa per promuovere la visibilità dei NON soliti noti, stia facendo qualcosa di molto utile e che – come si suol dire – non sbaglia mai solo chi non fa nulla. Quindi bravi gli organizzatori, anche se come in tutte le cose, c’è sempre spazio per manovre più mirate.
Cominciamo allora dalla data e dalla location. La prima, secondo me, ha sofferto del fatto di essere in prossimità della Fiera di Bologna, per cui molti editori del settore ragazzi che magari avrebbero aderito volentieri, hanno ovvviamente optato per il capoluogo emilano.
Quanto alla location, i Frigoriferi Milanesi di Via Piranesi, anche se in periferia, sono senz’altro ben serviti dai mezzi pubblici di superficie. Nonostante siano vicinissimi all’aereoporto di Linate, la metro non ci arriva, perché quegli scienziati atomici dei nostri amministratori, in tutti questi decenni, non hanno mai provveduto a collegare la città alla struttura (un primato, credo, unico in Europa). Tuttavia – come ripeto – sono numerosi i tram e gli autobus che servono la zona di Via Piranesi, quindi poco male.
Qualche perplessità, invece, sulla struttura in sé. Mi pare infatti adattissima finché l’evento si mantiene su queste dimensioni (comprende una mezza dozzina di sale conferenze e ho contato tre o quattro corridoi per gli espositori, per un totale di un centinaio di piccoli e medi editori presenti; ci sono inoltre bagni sia in prossimità delle prime che dei secondi, c’è un punto di ristoro interno, più un comodo ristorante attiguo, e una grande sala stampa, dove parecchi addetti ai lavori sostavano comodamente, chiacchierando oaffaccendandosi attorno ai propri computer). Tuttavia, mi chiedo cosa succederà se l’iniziativa si espanderà (sperabilmente) in futuro. E’ anche vero che i Frigoriferi sono un po’ un labirinto e magari ci sono altri spazi, ora non accessibili e che non conosco, che possono essere utilizzati per implementare la capienza; diversamente il futuro trasloco in altra sede mi pare un rischio non troppo remoto.
Dato che la manifestazione è agli inizi e dato che erano presenti tanti piccoli editori – anche dal Lazio, dalla Campania, dalla Puglia e dalla Svizzera italiana – credo che il costo degli stand si mantenga in parametri molto ragionevoli e questa è un’ottima cosa, soprattutto in confronto ai costi ormai proibitivi della Fiera di Torino e in confronto a detti costi e alla redditività minima della Fiera stessa. Due ragioni che stanno spingendo molti piccoli e medi a disertare la blasonata e storica ‘capitale del libro’ e, ultimamente, anche la Fiera di Roma.
Quanto alle collane, ho visto molta saggistica, di vario tipo, molta narrativa mainstream e molti classici, ma poca narrativa di genere.
Altro punto a favore rispetto alle fiere di cui sopra è l’ingresso assolutamente gratuito, fattore che non solo incoraggia a entrare anche i lettori occasionali, ma che lascia qualche aspettativa di vendita in più agli editori espositori, visto che le tasche del visitatore non solo già state gravate dal balzello d’entrata.
Oltre agli espositori, la tre giorni di Bookpride prevede un programma molto ricco di eventi. Il neo, qui, è uno sbilanciamento a favore delle presentazioni librarie rispetto alla trattazione di temi riguardanti l’editoria in generale. Fra l’altro, la collocazione di questa tipologia di conferenze, concentrata per lo più di prima mattina, va scapito delle stesse. Personalmente le avrei tenute come piatto forte, in fasce centrali delle giornate, e avrei cercato di accrescerne il numero.
Un’implementazione che, personalmente, adotterei in futuro è l’idea di creare apposite occasioni di incontro fra addetti ai lavori (le formule che si possono studiare sono molte), in modo da affiancare anche, in parte, quell’orientamento al business che caratterizza la Fiera dei Ragazzi di Bologna. Trovare il giusto mezzo ideale fra la formula di Torino, quasi tutta orientata al pubblico, e quella di Bologna, quasi tutta orientata agli addetti ai lavori, sarebbe davvero la proverbiale e provvidenziale quadratura del cerchio.
A mio avviso, citando un vecchio hit della PFM (del resto anche il titolo del post ne riecheggia un altro pezzo storico :D)… “si può fare” 😉