EDITORIA E LEGGE
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venerdì, 22 Nov 2024
IL MIO BOOKCITY 2024
editoria, Eventi di settore 114 0
Anche quest’anno mi lascio alle spalle un Bookcity molto pieno.
Quest’anno mi sono focalizzata sulla distribuzione e l’innovazione, visto che i piccoli editori si lamentano quasi tutti e allora ho voluto intrufolarmi un po’ dietro le quinte per cercare di capire cosa olle in pentola. Devo dire che, fra ‘offerta di conferenze sul tema, alcune son andate in profondità, indirizzandosi agli addetti ai avori e quindi focalizzandosi sulla situazione attuale ma anche sulle innovazioni utili alla filiera, di cui vi darò conto fra poco (anche se devo dire che ho riscontrato un po’ di autocelebrazione di fronte a cui, probabilmente, molti editori avrebbero arricciato il naso); altre invece, per lo più dirette a platee di autori che hanno appena esordito o che vorrebbero esordire, si sono limitate a informazioni estremamente basiche e generiche. Talmente basiche e generiche che gli autori dovrebbero già conoscerle e invece, guardandomi attorno, ho visto che non era così: sembravano, piuttosto, scoperte straordinarie.
Questo mi porta a pensare che permanga dunque, da parte della maggioranza degli autori, un approccio amatoriale a quello che è la filiera del libro. Forse una parte di loro ha imparato a studiare un po’ la scrittura, visto che fioriscono corsi in tal senso un po’ ovunque, on e off line; tuttavia, per quanto riguarda l’editoria nel suo complesso, il divario è ancora, sconsolatamente, enorme. E mi chiedo perché, visto che oggi, in Rete, si trova di tutto e di più sull’argomento…
Venendo dunque alle informazioni che ho trovato più interessanti, ecco una sintesi.
È stato esaminato l’andamento del mercato, contatti che ho trovato inattesi: ad esempio, il 5% dei del fatturato deriva dai libri prescolari, i manga restano un settore importante ma, dopo anni di furore, sono attualmente in calo, mentre fantasy e fantascienza, per decenni Cenerentole nel nostro Paese hanno subito un incremento ragguardevole. Purtroppo, devo aggiungere anche se non è stato specificato, temo che il dato si riferisca agli autori stranieri, mentre gli Italiani continuano a essere snobbati.
Anche il romanzo rosa è in aumento, ma questo dato, invece, non mi ha stupita perché è palpabile.
Un altro dato sorprendente è che i primi 20 editori per fatturato fanno il 50% del fatturato dell’intero settore. Questo implica che le altre migliaia di medio-piccoli si contendono briciole. Questa situazione però – aggiungo sempre io- è è proprio colpa della distribuzione, che è vittima di monopoli e conflitti di interesse che valorizzano solo i soliti noti.
Altro dato interessante è che il 63% del fatturato lo fa il catalogo e questa percentuale è in crescita. Un dato che dovrebbe far riflettere per contrastare la corsa alla novità che affligge sia editori che distributori e che finisce per saturare il mercato con centinaia di nuove uscite alla settimana.
I distributori più grossi stanno usando sempre di più la tecnologia, mettendo a punto piattaforme utili a una migliore comunicazione con i propri clienti-editori da un lato e interlocutori-librai dall’altro. Per esempio, è possibile caricare sui portali del distributore tutto piano editoriale dell’anno, fornendo così gli agenti-promotori di una visione di insieme che li agevolerà nella presentazione delle novità alle librerie. Addirittura poi, alcuni distributori si stanno facendo coadiuvare, loro stessi, da uffici stampa esterni da affiancare ai propri promotori, così da sfruttare al massimo gli artifici comunicativi diretti ai librai.
L’editore del canto suo, attraverso le piattaforme può monitorare, con trasparenza e in tempo reale, le prenotazioni per ciascuna libreria, città, regione, mentre si sta cercando di semplificare alle librerie il processo acquisizione dei volumi.
Altri distributori hanno scelto come strategia vincente la specializzazione, cosa che – nella vastità e complessità del panorama odierno – vedo assolutamente con favore (da anni ripeto che dovrebbe essere applicata anche agli editor delle case editrici!).
Tale specializzazione si articola su due livelli: da un lato un’organizzazione piramidale degli agenti- promotori e una distribuzione dei compiti a seconda del gradino di appartenenza: così ci sono figure che si interfacciano solo con le librerie e figure che si interfacciano solo con gli editori, facendo poi confluire le informazioni al vertice che si occupa di fare la sintesi; dall’altro lato c’ è una conoscenza segmentata, divisa fra narrativa o saggistica e all’interno di queste una specializzazione sugli editori di genere ( infanzia, arte, cucina eccetera eccetera). Allo stesso tempo, però, le varie figure della piramide posso avere competenze collaterali che li collocano, a seconda dei casi, su un gradino più alto o più basso e quindi i gradini della piramide sono abbastanza fluidi e adattabili alle circostanze e ai bisogni contingenti.
C’è anche molta attenzione allo studio del nuovo fenomeno dei reading party, importato dagli Stati Uniti, e sono in corso dei censimenti sui gruppi di lettura che stanno fiorendo specialmente sui social.
L’ultimo punto emerso mi lascia invece un po’ perplessa: ho visto un entusiasmo che mi pare esagerato rispetto ai materiali di marketing da fornire alle librerie. La produzione di cartonati, di gadget (come borse, segnalibri, penne e calendari), di volantini e di brochure non costituisce certo una novità e di solito – così mi riferiscono gli editori- non trova molta apertura nelle librerie, sia per mancanza di spazi, che di personale in grado di gestire questo materiale. Su questo punto quindi le mie informazioni provenienti dagli editori contrastano con quelle riferite a Bookcity dai promotori e mi fa pensare a uno scollamento della comunicazione fra i primi e secondi o quantomeno di un atteggiamento altalenante dei librai, a seconda dell’interlocutore.
Per quanto la scena sia dunque dinamica, e ciò costituisce indubbiamente un fatto positivo, penso che nulla cambierà la situazione finché non verrà risolta la questione dei monopoli e dei conflitti di interesse che ricordavo prima: ogni elemento della filiera dovrebbe occupare solo una categoria specifica, ma qui è il legislatore che dovrebbe intervenire e bisognerà vedere se la politica avrà mai i coraggio di mettere mano allo scenario onde renderlo davvero pluralista ed equanime.