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Home » editoria » LA RIVENDICAZIONE DELL’AVVOCATO FANTASY
lunedì, 28 Gen 2013

LA RIVENDICAZIONE DELL’AVVOCATO FANTASY

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Di Terry Brooks ho letto solo, in anni recenti, il saggio ‘A volte la magia funziona’ e ‘Il magico regno di Landover‘, oltre a, una trentina di anni fa, il romanzo ‘La Spada di Shannara’. Quest’ultimo mi è sempre parso troppo Tolkien-derivativo per i miei gusti e non mi ha mai invogliato a proseguire l’intero ciclo.

Nonostante non si tratti, quindi, di uno dei miei scrittori preferiti, tuttavia ritengo Brooks una figura interessante non solo per la carriera di lungo corso e le importanti collaborazioni cinematografiche che ha avuto, ma anche e soprattutto dal punto di vista umano. A rendermelo simpatico non è solo il fatto che sia un autore di un genere che amo, il Fantastico, ma anche che abbia esercitato la mia stessa professione (ignoro però in che ramo) per 17 anni, per poi mollare coraggiosamente tutto per poter continuare a scrivere di elfi in santa pace.

Nel Ted Talk che trovate a questo link Brooks racconta come è diventato scrittore, ripercorrendo sostanzialmente ciò che racconta più diffusamente nel succitato saggio A volte la magia funziona.

Vi propongo il filmato perché qui Brooks punta il dito contro un noiosissimo e diffusissimo pregiudizio: che gli avvocati si occupino (o dovrebbero occuparsi) solo di legge 24ore su 24 7 giorni alla settimana. E che dunque, quando sono anche autori, debbano per forza scrivere di legal thriller come John Grisham, ma mai e poi mai possano lasciarsi andare a scrivere (o a leggere) generi svilenti come il Fantastico. C’è, da parte della maggioranza della gente, un’implicita condanna a considerare che un avvocato possa occuparsi di qualsiasi cosa che non investa i Codici, o più in generale, la logica e la ragione. Men che meno che possa occuparsi di un genere che, sempre nella percezione collettiva, è considerato, come ben sottolinea la spettacolare scrittrice Silvana De Mari (fra l’altro, nella vita, medico e psicoterapeuta) in quest’altro imperdibile video a questo link , “un genere per bambini o per semideficienti”.

Lo Scrunc e lo Scronc cui allude Silvana andando certamente a memoria, si riferisce alla gag di Aldo, Giovanni, e Giacomo – che potete vedere a questo link dal minuto 1.30 – dove Giovanni riveste i panni di una divinità che si presenta così:

“Sono Pdorrr, figlio di Kmerr, della tribù di Istarr, della terra desolata del Kfnirr…”.

Un testo che, appunto, ben dimostra la tesi di quanto tale genere venga irriso. In realtà, lo stesso intervento di Silvana (che vi consiglio di seguire sino in fondo) dimostra che tale irrisione è fondata su presupposti completamente sbagliati, perché la produzione fantastica sta alla base delle civiltà sin dall’alba dei tempi.

Perché dunque, quest’articolo in un blog che solitamente parla di legge applicata all’editoria? Beh, dopotutto, anche qui parlo di legge applicata all’editoria. Solamente in senso più lato rispetto al solito. E con l’intento di far capire – io nel mio piccolo spazio virtuale, come dal canto suo fa Brooks nel suo circuito infinitamente più grande – che gli avvocati non sono automi con la ricarica a molla dietro la schiena e la valigetta incollata alla mano, bensì persone. Che, in quanto tali, possono nutrire interessi personali, tanti e vari, in cose che nulla hanno a che vedere con la loro attività, come del resto è concesso fare a miliardi di altre persone in tutto il mondo, appartenenti alle categorie lavorative più disparate.

In breve, noi facciamo gli avvocati, ma non siamo necessariamente la nostra professione.

Tenetelo a mente, per favore, la prossima volta che incontrate qualcuno di noi.

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