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Home » Case editrici » LA CRISI ECONOMICA TRASFORMA IL CONTRIBUTO ALLA PUBBLICAZIONE IN UN DILEMMA ETICO?
giovedì, 07 Mag 2015

LA CRISI ECONOMICA TRASFORMA IL CONTRIBUTO ALLA PUBBLICAZIONE IN UN DILEMMA ETICO?

Post by on Case editrici, editoria 5686 6

Ok, il titolo potrebbe apparire eccessivamente drammatico, ma leggendo di che si tratta ci si rende conto che anche l’argomento lo è.

Sono infatti venuta recentemente a conoscenza di una media, storica casa editrice di settore che ora si è convertita alla pratica del doppio binario per quel che riguarda gli autori poco conosciuti o le cui opere non sono garanzia di vendite a scatola chiusa.

Perché dunque, giocarsi imporvvisamente la storia e la reputazione così faticosamente guadagnate? La risposta fornita è quella della crisi economica, che ha posto la proprietà di fronte a una scelta fra due etiche: la prima, quella da sempre perseguita, quella di non chiedere contributo all’autore; la seconda, contingente, quella di provare ‘l’ultima spiaggia’ per non licenziare alcune decine di dipendenti che, per via del lungo rapporto di collaborazione, costituiscono un po’ una seconda famiglia.

Non è detto che l’escamotage funzioni, tuttavia mi sono chiesta cosa avrei fatto io al posto di questo editore. E mi sono risposta che, nonostante io veda la pubblicazione con contributo come il fumo negli occhi, forse, prima di sbattere i miei dipendenti in mezzo a una strada, avrei tentato il tutto per tutto e mi sarei giocata anch’io questa carta. Anche se scoprire un possibile ‘tertium datur’ in questo argomento che  mi risulta normalmente simpatico come Lobelia Serracinta – non solo perché accostare le parole ‘editore’ e ‘a pagamento’ costituisce ossimoro giuridico, ma prima ancora perché “così nunzefà” e basta – mi secca tremendamente…

E’  l’ennesima riprova che i buoni principi sono tanto belli, ma mai sostenibili a pancia vuota. Del resto, che l’uomo è ciò che mangia l’aveva già detto lui, anche se in senso più letterale ;). E purtroppo, finché saremo “spirits in a material world”, il brocardo – che sia letterale o metaforico – ci starà sempre.

Il rischio (o il sospetto), tuttavia, è che ultimamente la crisi stia diventando spesso anche un alibi… Specialmente quando conosco piccole realtà editoriali che, coraggiosamente, continuano a combattere e a resistere con le unghie e coi denti, reinventandosi ogni giorno, provando nuove strategie e, soprattutto, gestendo il proprio budget coscienziosamente, non facendo mai il passo più lungo della gamba (ossia sfornando in un anno più titoli di quanto i costi e i ricavi possano, in via presuntiva, permettere, anche a costo di perdere dei gran bei libri).

Alla luce di questi esempi, temo che la maggioranza delle case editrici sia ferma ai modelli di 30 anni fa e che si renda tremendamente necessario un aggiornamento in termini di management e di promozione.

Forse è tempo che, fra le nuove figure emergenti, si faccia strada uno spin doctor anche in questo settore. Resta da vedere, però, se gli editori saprebbero cogliere il valore e le potenzialità del suo lavoro.

Foto: Gerd Altmann/Pixabay

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