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Home » Associazioni » INTERVISTA A ICWA – ITALIAN CHILDREN WRITERS ASSOCIATION
martedì, 11 Dic 2018

INTERVISTA A ICWA – ITALIAN CHILDREN WRITERS ASSOCIATION

Post by on Associazioni, editoria 2224 0

ICWA è attualmente l’unica associazione italiana dedicata agli scrittori per ragazzi.
Per illustrarvene l’attività, ho voluto fare una chiacchierata con Chiara Valentina Segré, che dal 2016 è membro del suo Consiglio Direttivo, occupandosi principalmente di ufficio stampa e organizzazione degli eventi di formazione.

 

Biologa e ricercatrice, Chiara è autrice per bambini e ragazzi dal 2010. Da allora ha pubblicato ben 17 libri tra albi illustrati e romanzi, diversi dei quali tradotti in USA, Canada, Regno Unito, Giappone, Corea del Sud, Taiwan. Il suo albo Lola e ioè stato inserito nella selezione internazionale IBBY 2015, mentre Oscar il gatto custode ha vinto nel 2016 il Premio Giacomo Giulitto e una menzione speciale al Premio Cento.

 

Come nasce la vostra associazione?
ICWA- Italian Children’s Writers Association, è stata fondata nel ottobre del 2012 per iniziativa di Manuela Salvi e di un altro gruppo ristretto di autori per ragazzi che avevano sentito fortemente l’esigenza di provare a creare una rete di scrittori.

 

Quali sono gli obiettivi di ICWA?
Analogamente a quello che avviene all’estero, dove questo tipo di associazione di categoria è estremamente forte, principalmente abbiamo 3 scopi, che sono poi gli obiettivi statutari, sulla base dell’idea che l’unione fa la forza e che pensare sempre “ognuno per sé, mors tua vita mea” alla fine porta danno a tutti quanti.
Il primo obiettivo è innanzi tutto quello di promuovere la letteratura per ragazzi di autori italiani contemporanei viventi e di farle recuperare quel ruolo di primo piano che in passato le è stato riconosciuto, in Italia e all’estero, in particolare nel mercato anglosassone ma non solo (ecco anche il perché del nome in inglese).
Il secondo scopo è quello di contribuire – questo soprattutto in patria – a sfatare il mito secondo cui la letteratura per ragazzi è di serie B, letteratura facile che tutti possono fare. Un esempio concreto: nonostante la letteratura per ragazzi sia il settore dell’editoria che traina il mercato ed è praticamente sempre in attivo, non viene mai considerata, o in minima parte, negli eventi e nelle manifestazioni culturali. E’ molto raro che a una kermesse letteraria generalista vengano chiamati scrittori per ragazzi, se non per svolgere attività collaterali, in genere con le scuole.
Il terzo scopo è quello di essere un riferimento nel panorama italiano dal punto di vista dell’autore. Sottolineo però che ICWA è un’associazione di categoria e non un sindacato, quindi non opera, per esempio, per aiutare un autore a recuperare dei crediti, e non è un’agenzia letteraria che si prodiga per aiutare la pubblicazione di un testo.

 

Come si diventa soci?
Iscriversi è semplicissimo: basta mandare un’email alla presidente – l’indirizzo si trova sul sito (www.icwa.it) – pagando la quota d’iscrizione con un bonifico. A oggi sono 80 euro per il socio ordinario e 40 euro per socio sostenitore.
I soci ordinari sono scrittori che hanno pubblicato almeno un libro per ragazzi, non di scolastica e non con editore a pagamento. I soci sostenitori possono essere autori ancora non pubblicati, o appassionati della letteratura per ragazzi. La differenza sta nel fatto che i soci sostenitori non hanno diritto di voto nelle questioni associative e non hanno la propria pagina sul sito. Possono comunque partecipare agli eventi formativi e alle altre attività di ICWA.

 

Quali sono i vantaggi per i soci?
Oltre al fatto di formare una rete di contatti e conoscenze sempre utili, i vantaggi per gli associati riguardano la possibilità di sfruttare alcune convenzioni, ad esempio con un esperto di Diritto d’autore, e di usufruire gratuitamente delle attività formative che organizziamo almeno due volte all’anno su temi che sono cari alla nostra professione: finora abbiamo trattato la contrattualistica d’autore, abbiamo fatto un workshop di poesia con Roberto Piumini, un corso di editing specializzato in editoria per ragazzi e uno in editoria per adulti e un corso con delle agenzie che lavorano con l’estero, quindi su come proporsi sui mercati esteri, e il prossimo anno organizzeremo sicuramente altri seminari. Inoltre capita non di rado che veniamo contattati da case editrici alla ricerca di autori o testi per specifici progetti, rivolti ai soci.

 

Considerando che i soci sono sparsi su tutto il territorio italiano come riuscite a conciliare questa barriera geografica con l’organizzazione di attività formative?
Generalmente le attività in presenza vengono organizzati a Milano o a Bologna, le due città che abbiamo individuato essere le più strategiche dal punto di vista geografico, sia perché la stragrande maggioranza dei soci si trova al Nord, sia perché abbiamo la possibilità di usufruire di location molto prestigiose quali la Libreria dei Ragazzi a Milano e generalmente Bottega Finzioni a Bologna. Chi non potesse essere presente riceve comunque la registrazione degli incontri o eventualmente le slide e il materiale.
Organizziamo anche conferenze e momenti di discussione in occasione della Fiera Internazionale del Libro per Ragazzi di Bologna, dove qualunque scrittore per ragazzi è presente. Quest’anno, ad esempio, organizzeremo il seminario ‘Professione scrittore per ragazzi’. In passato, a Bologna abbiamo organizzato seminari sul tema delle migrazioni.
La distanza è un limite ma anche una forza, perché se ad esempio ci contattano insegnanti che vogliono organizzare incontri con un autore ICWA, possiamo indirizzarli verso gli autori che vivono in zona quasi in ogni regione della Penisola. Però ovviamente la distanza complica la possibilità di vedersi, quindi generalmente comunichiamo attraverso una mailing list.

 

Quali sono le problematiche legali che vi riportano più spesso i soci?
Come ho detto, ICWA non è un sindacato di categoria, quindi non abbiamo un comitato che si occupa di queste cose. Comunque, parlando tra noi e nelle sedute dell’associazione, la questione che a tutti preme di più è come fare a essere sicuri di essere rendicontati correttamente, soprattutto con alcune case editrici che spesso vanno rincorse e non pagano.
Un’altra tematica che sentiamo molto vicina è quella di essere chiamati nelle scuole o nelle biblioteche a fare interventi gratuitamente, senza nemmeno la garanzia di acquisto di un numero minimo di copie. In qualche modo viene dato per scontato che il lavoro intellettuale di uno scrittore non debba essere retribuito, e la “scarsità” di fondi della scuola è spesso un alibi. Questo è un grosso problema che come associazione stiamo cercando di combattere. Abbiamo anche scritto una sorta di vademecum di quello che dovrebbe essere incontro ideale con l’autore, tra cui è contemplata anche la questione della corretta retribuzione tramite gettone di presenza o acquisto di copie.

 

Un autore italiano per ragazzi oggi, quali risultati può sperare di ottenere sul mercato italiano? E sul mercato estero?
Domandone da un milione di dollari 🙂 Dal mio personale punto di vista, dipende da molti fattori e soprattutto da chi sei. Ci sono alcuni autori per ragazzi che sono molto quotati: sono spinti dal marketing delle rispettive case editrici e lavorano molto con scuole e festival.
Poi ci sono varie case editrici anche piccole ma serie che pagano in anticipo all’autore una piccola somma sui diritti d’autore e questo rappresenta un piccolo vantaggio di cui un autore può usufruire.
Generalmente, nei contratti che vediamo, le royalty vengono riconosciute in una misura che va dal 5% al 10%, a seconda della notorietà e della bravura dell’autore perché, in relazione a questo, si ha più o meno potere contrattuale da ‘giocare’.
Per quanto riguarda il mercato estero invece è più complicato. Innanzitutto, per poter essere anche solo presi in considerazione, bisogna avere una traduzione in inglese o comunque in una lingua utile, non solo della sinossi ma anche dell’opera o almeno buona parte di essa e il costo di questo è quasi sempre a carico dell’autore.
Sicuramente avvalersi di un agente per l’estero può aiutare, soprattutto per chi non può farsi tutte le fiere internazionali, ma anche in questo caso è necessario avere i diritti esteri, cosa che molti non hanno perché cedono in blocco anche quelli nei contratti standard dell’editore.
Case editrici che lavorano bene e che riescono a farti arrivare all’estero ce ne sono, molte altre non hanno la forza e la potenza di poterlo fare, per cui in questo caso l’autore non realizza di avere un patrimonio immobilizzato che non frutta a nessuno. Ora ne siamo un pochino più consapevoli e cerchiamo di tenerci i diritti per l’estero, oppure cerchiamo di concordare una durata limitata per essi, di modo che, se nel giro di 2 o3 anni la casa editrice italiana non riesce a piazzare l’Opera al di fuori dei confini nazionali, l’autore si può muovere come meglio crede.

 

Ci sono altre osservazioni che vorresti fare, su ICWA o in generale sul settore per ragazzi?
Io e molti dei soci con cui ho parlato crediamo molto nel progetto ICWA: certo non è facile perché bisogna che ognuno dia qualcosa per la collettività e non per il proprio interesse personale. Ci sono persone che hanno impegnato molto tempo per partecipare, ad esempio, a bandi per promuovere l’associazione, impegnando tempo che avrebbero potuto dedicare alle proprie attività personali e alla propria scrittura.
Ci sono progetti bellissimi come Scampia StoryTelling è un festival in cui gli scrittori ICWA ogni anno – ormai siamo a 5 edizioni – vanno nelle scuole di Scampia, a Napoli, che è una realtà estremamente problematica e complessa. Viene organizzato da una socia, Tiziana Bruno, lavorando tutto l’anno veramente con grande energia e impegno.
Non è facile. A volte ci si chiede se questo porti poi a risultati concreti, perché a volte sembra che, dopo sei anni, ICWA non abbia fatto nulla. In realtà, considerando che siamo sparpagliati per l’Italia, e ognuno ha poco tempo da dedicare all’associazione a causa del lavoro, della famiglia, della scrittura e delle proprie attività con cui porta a casa la pagnotta, abbiamo fatto già molto.
I risultati sono lenti in queste cose, e non si può pensare in pochi anni di cambiare un modus vivendi cristallizzato da decenni.
Non nascondo che ci siano difficoltà, ma io spero che ICWA cresca. A oggi siamo un’ottantina di soci e spero che tutti, nel loro piccolo, pur con i mille impegni, riescano a dare un contributo per far crescere la nostra associazione, perché quello che noi seminiamo poi dovrebbe ritornarci indietro come categoria. Ecco, forse sarà un po’ utopistico, ma noi ci crediamo. Per lo meno, io ci credo.


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