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lunedì, 07 Ago 2017

EDITORIA TRADIZIONALE V. SELF-PUBLISHING

Post by on editoria 1716 0

Mi chiedono spesso cosa penso del self-publishing. Ecco allora le mie riflessioni in merito.

Dal punto di vista legale, è l’ideale perché si mantiene il controllo e di tutti gli incassi derivanti dalle vendite del libro e di tutti i diritti connessi.

Ma… In ogni situazione teoricamente idilliaca c’è sempre un ‘ma’ concreto, che in questo caso è rappresentato dal fatto che la stragrande maggioranza degli autori, da sola, non riesce a promuovere adeguatamente l’opera. Per farlo, dovrebbe possedere notevoli conoscenze di marketing, notevoli capacità di ufficio stampa e notevole quantità di tempo per applicarle. Oppure, dovrebbe avere un budget di alcune migliaia di euro per spingere il libro, per almeno 6 mesi, pagando le figure professionali che possiedono le suddette  capacità.

Ciò unitamente al denaro che va assolutamente stanziato, se non si vuole finire nel calderone delle offerte a 0,99 centesimi, per realizzare una copertina, un’impaginazione e un editing professionali da cui non si può assolutamente prescindere.

Diversamente, magari i primi tempi si venderanno cento o duecento copie fra amici e fra contatti social, se va bene, e poi qualche ulteriore decina su lungo periodo, mentre intanto una nuova pletora di titoli, la maggior parte dei quali scritti da chi non sa nemmeno da che parte si comincia, avrà invaso Amazon.

Tutto quanto sopra, beninteso, vale per l’autore sconosciuto, che rappresenta la maggioranza dei casi, o per l’autore noto in una nicchia che abbia riavuto indietro i diritti e voglia prolungare ancora un po’ la vita di un titolo che, nel circuito tradizionale, è già stato sfruttato al suo massimo. Va da sé infatti che se invece si tratta di uno scrittore famoso o di persona famosa in campi diversi dalla scrittura, le basterà un click sui social e il gioco è fatto. Tuttavia, osservo che pochissimi scrittori noti si sono dati al self e continuano invece a pubblicare tradizionalmente. Un dettaglio su cui meditare certamente.

Pertanto il mio consiglio è di cercare comunque un editore, anche piccolo (purché risponda alla maggioranza dei punti di ‘collaudo che ho scritto qui).
Questo perché, per quanto piccolo, l’editore parte comunque da un gradino di notorietà sempre più alta, perché avrà da più tempo una presenza online, dei contatti stampa, una newsletter, un piccolo circolo di lettori già acquisiti e, per quanto minima e locale, una distribuzione. Inoltre, due unità che lavorano su un titolo sono sempre meglio di una singola (per il noto e intuitivo principio del gelato Maxibon per cui “tu gust is megl che uan” ;)).

Se poi proprio questo benedetto editore non spuntasse (ma di solito la tenacia è sempre premiata) allora (ma solo allora), piuttosto che dare alcune migliaia di euro regalate a un editore a pagamento – quello sì assolutamente inutile – investite la stessa cifra in un self-publishing fatto bene e promosso altrettanto bene.

Foto credit: Pexels/Pixabay

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