EDITORIA E LEGGE
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mercoledì, 15 Lug 2015
COMPLOTTISMO, ARSENICO E NIENTE MERLETTI
Case editrici 6537 3
A seguito della notizia di due giorni fa relativa alla cessione del famoso portale Writer’s Dream, da parte della sua creatrice Linda Rando, al gruppo Borè srl (titolare della piattaforma di autopubblicazione Youcanprint.it e delle due case editrici no EAP Libellula Edizioni e Lettere Animate) iniziano a fioccare i primi commenti fra gli addetti ai lavori.
In particolare, quello di Bookblister, uno dei più attivi blog dedicati al mondo dei libri, mi trova in assoluto disaccordo quanto alla sua lettura negativa, e conseguente condanna dell’operazione.
Anzitutto perché trattasi di una condanna aprioristica, senza aver dato agli acquirenti almeno il beneficio del dubbio e la possibilità di una prova sul campo.
In secondo luogo perché tale condanna si basa su un assunto di partenza completamente fuorviato: si confonde infatti il conflitto di interessi con lo scopo di lucro.
Writer Dream’s, nato da aggregazione spontanea e fino a ieri autogestito da piccoli autori o aspiranti tali, risponde all’esigenza di procurare informazioni a questi ultimi. Una mission che anche Borè dichiara di voler conservare, visto che trattasi del valore assoluto del portale.
Dopodiché, se adesso la società ci metterà sopra, per esempio, della pubblicità per farlo fruttare, quale sarebbe il problema? Lo fanno tutti i quotidiani e magazine online, senza che questo implichi un conflitto di interessi. Se poi la pubblicità fosse di ambito strettamente editoriale, pensate davvero che una società proprietaria di marchi noEAP e, ora, di un portale che l’ha sempre combattuta, darebbe spazio agli annunci di ‘scouting’ della Albatros? Lo ritengo un insulto all’intelligenza dei titolari di Borè…
Pubblicizzerà magari le proprie app o i propri servizi di autopubblicazione? Bene, anche qui si tratterebbe di scopo di lucro, che nulla c’entra col conflitto di interessi. In che modo, infatti, pubblicizzando la propria roba su un proprio sito, lederebbe la concorrenza o, men che meno, gli utenti? Si ricordi che lo scopo di lucro non è una cosa, di per sé, negativa . Del resto, anche in ambito editoriale, lo persegue tutta la filiera, dall’agente, all’editor freelance, al ghost writer, all’illustratore, all’editore, fino anche allo scrittore (che magari non ci spera, ma se gli riesce mica ci sputa sopra). Quindi tutta questa gente sarebbe in conflitto di interessi col lettore perché guadagna (e neanche sempre) se un libro viene pubblicato?
Se Writer’s Dream fosse stato acquistata dalla Citterio, che di certo nel mondo editoriale non ha interessi economici, sarebbe cambiato qualcosa?
Faziosa e fuori contesto mi è sembrata poi la menzione del fatto che Lettere Animate (come già detto uno dei marchi di Borè) chiedesse, come riguardo verso la casa editrice, la cortesia dell’acquisto di un testo prima di chiedere la valutazione di un inedito. Poiché non si tratta di una conditio sine qua non per accedere alla valutazione, di certo non può essere considerata una pratica da editore a pagamento più di quanto non possa essere considerata tale anche la facoltà per l’autore, inclusa in tutti i contratti no EAP, di comprare copie del proprio libro a prezzo scontato!
Quanto alla chiusa dell’articolo, osservo che nessun editore ha bisogno di ‘comprarsi’ aspiranti autori da un forum, nemmeno un marchio di autopubblicazione, perché di aspiranti autori è piena l’Italia.
Noto infine che la posizione viene sposata a scatola chiusa praticamente da tutti i commentatori del post, ma di nuovo nessuno fornisce una spiegazione plausibile del perché l’operazione non possa essere che negativa, salvo continuare a sbandierare a vanvera il supposto conflitto di interesse. In questo vedo unicamente la mania dietrologica dell’Italiano, che cerca costantemente il mostro (inesistente) sotto al divano e poi non si accorge quando il mostro esiste davvero e ce l’ha sotto al naso.
Particolarmente assurdo è il sospetto su un’eventuale mancanza di imparzialità, in futuro, delle liste riguardanti le case editrici: come noto, questo è il cuore del portale, che raccoglie centinaia di nominativi suddivisi nelle tre categorie ‘free’, ‘doppio binario’ e ‘a pagamento’. I criteri per la suddivisione non sono sempre condivisibili (ad esempio io ho sempre contestato l’inclusione nel doppio binario di quegli editori che, inondati di manoscritti, alla fine hanno deciso di vagliare le opere pubblicabili solo per concorso, perché a questa stregua anche Mondadori, che per alcuni generi o collane adotta lo stesso criterio, dovrebbe finire paradossalmente in tale categoria). Però non si può dire che, interamente condivisibili o meno, tali criteri non siano spiegati con chiarezza.
Ebbene, come potrebbe, Borè, far apparire free, anche volendo, un editore a pagamento? Il primo autore che, inviando il proprio lavoro al suddetto editore si vedesse tornare una proposta di pubblicazione con contributo posterebbe subito la notizia sul forum (a meno di censurarlo, ma ne conseguirebbe la rapida morte della community e la notizia della censura rimbalzerebbe ai quattro angoli del web). In tal modo, la credibilità di chi avesse inteso manipolare i fatti finirebbe nella Fossa delle Marianne. E visto che la credibilità è uno dei valori fondamentali del marchio Writer’ Dream, Borè avrebbe finito per infangare, in nome di un profitto immediato, un asset fondamentale del portale che potrebbe essere redditizio nel tempo. Di nuovo, lo ritengo un insulto all’intelligenza della suddetta società.
E poi, chiariamo bene una cosa: errori di classificazione nelle liste, sulla base di dati incompleti o contraddittori forniti dalle stesse case editrici, sono stati all’ordine del giorno anche in passato e quindi possono anche essere messe in conto in futuro senza che questo celi la malafede dei nuovi gestori.
Infine, guardiamo cosa è accaduto in un precedente simile… Dal punto di vista dell’utente, vi sembra che l’acquisizione di Anobii da parte di Mondadori abbia comportato qualche differenza rispetto a prima? Forse che, nel motore di ricerca interno, i volumi Mondadori vengono mostrati con precedenza rispetto a quelli altrui? O che per iscriversi al portale si debba prima acquistare un volume di questa casa editrice, immettere un codice specifico e solo dopo si potrà avere a disposizione uno scaffale? O che si debba assistere a un tot di presentazioni Mondadori all’anno, pena la cancellazione dell’account? Suvvia…
Certo, rispetto alle promesse di ammodernamento del social network è stato fatto pochino, ma ciò è ben altra cosa dall’aver monopolizzato a propri favore un sito con milioni di iscritti.
Se dunque, in altre circostanze, ho trovato condivisibili alcune critiche di Bookblister, in questo frangente trovo il pezzo costruito davvero sul nulla. E in ogni caso, ammesso e non concesso che Bookblister sia sgamato come una volpe e la sottoscritta sia naif come Biancaneve, correttezza impone quantomeno di non processare un ‘misfatto’ prima che sia stato consumato. Il metodo ‘Minorty Report’ mi ha sempre messo i brividi.
La palla ora passa a Borè e poiché, come si dice, il tempo è galantuomo, vedremo fra qualche tempo dove stavano torti e ragioni.
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